Buongiorno a tutti e buon giovedì, coraggio che domani è venerdì e siamo vicini al fine settimana!
Quando ho deciso di aiutare Laura nel blog mi è stato subito affidato l’incarico di ricercare dettagli storici interessanti e così ho prontamente fatto, partendo alla ricerca di qualche particolare avvenimento, luogo od usanza di qualche interesse.
Dopo un po’ di ricerche mi sono reso conto però che se voglio condividere con voi queste storie mi trovo costretto a partire da un principio. Per riuscire a renderci effettivamente conto del valore che ogni piccola cosa poteva avere più di 200 anni fa dobbiamo prima comprendere insieme di quali strumenti e risorse poteva disporre l’uomo dell’epoca vittoriana.
Dobbiamo realizzare insieme le differenze e le maggiori difficoltà rispetto al mondo odierno nelle piccole cose di ogni giorno e per farlo ho deciso di cominciare raccontandovi del fenomeno che, nel diciottesimo secolo ha innovato la Gran Bretagna dal punto di vista industriale, commerciale, dell’agricoltura ma anche sociale: la rivoluzione industriale.
Al fine di rendere la lettura meno impegnativa possibile ho deciso di limitarmi a descrivere solo i dettagli che hanno influenzato l’uomo dell’epoca vittoriana e tralasciare i fatti prettamente storici.
L’industria
A partire dalla metà del diciottesimo secolo l’incremento della popolazione e del commercio con l’estero crearono un aumento della domanda di beni di qualunque genere. La risposta fu lo sviluppo della produzione di massa con nuove tecnologie come, ad esempio, le macchine a vapore. Quest’ultima fu il cardine della rivoluzione industriale la cui idea venne migliorata con la creazione del motore rotativo: queste invenzioni permetterono all’industria di sostituire l’acqua e la forza degli animali con il vapore, e l’impegno dell’uomo negli incarichi più impegnativi al carbone, la cui crescente richiesta aiutò l’introduzione di treni e navi a vapore. Con questi miglioramenti l’industria tessile e metallurgica della Gran Bretagna acquisì un’importanza internazionale e successivamente anche quella legata alla produzione di vetro, saponi e ceramiche.
Queste nuove tecnologie rivoluzionarono la produzione di tessuti. Fu così che Manchester diventò il centro più importante per la tessitura del cotone in Gran Bretagna (guadagnandosi il nome di “Cottonopolis”) e la prima città industriale. La contea di Lancashire, a nord di quella di Manchester, si concentrò invece sulla produzione di banconote che, tutt’ora, sono fatte principalmente con il cotone.
Parallelamente Dewsbury crebbe come Manchester, con la differenza che si concentrò sull’industria per prodotti di qualità inferiore come il riciclo di vecchi prodotti tessili per la produzione di coperte ed altri beni di bassa qualità. Anche Dewsbury produsse banconote e sulle stesse era raffigurata l’immagine di un centro locale per il riciclaggio del cotone.
L’industria metallurgica divenne la più prospera della nazione. I beni esportati garantivano un enorme flusso di capitale nell’economia britannica ed le fabbriche di lavorazione di ferro, rame ed acciaio furono essenziali per il miglioramento dell’infrastruttura e l’espansione della rete di trasporto. La contea del West Midlands divenne uno dei centri industriali più importanti e l’area prese il soprannome di “Contea Nera” per via del numero di forni e fonderie presenti.
La vicina Birmingham si sviluppò anch’essa nell’industria per la lavorazione di metalli: raccordi in ottone, bottoni, armi, chiodi e spilli furono alcuni dei più importanti beni prodotti in massa.
Costruzione navale e commercio marittimo
Essendo un’isola, la Gran Bretagna ha sempre dipeso dal commercio marittimo. Con la rivoluzione industriale il commercio divenne ancora più importante dato l’aumento del trasporto di merci e persone che, insieme alla maggiore necessità di costruzione e riparazione delle navi, generarono grande ricchezza nlle città costiere. L’introduzione del motore a vapore, dell’acciaio e del ferro nella costruzione delle navi mercantili resero il trasporto marittimo più veloce e sicuro.
Data la vicinanza ad altri importanti centri industriali come Manchester, Liverpool e Newcastle (ed altre città) diventarono estremamente urbanizzate verso la fine del diciottesimo secolo. Porti, magazzini e canali erano sempre in ampliamento e costruzione, queste città stampavano banconote raffiguranti immagini correlate al commercimo marittimo per enfatizzare l’importanza di questo settore nell’economia locale e nazionale.
Le industrie locali per la produzione di vetro, ceramiche e corde, combinate allo scambio di carbone e ai cantieri navali, assicurarono prosperità al nord est della nazione portando un incremento della popolazione e dei centri urbani.
Infrastruttura ed architettura
Durante questo periodo di intensa industrializzazione il paesaggio venne pesantemente trasformato con l’aumentare di nuovi centri cittadini ed industriali sempre più grandi. L’urbanizzazione e l’aumento della produzione resero necessaria la creazione di un sistema di trasporto ben organizzato.
Con l’adozione del motore a vapore nelle locomotive anche il trasporto su terra divenne più semplice, veloce ed affidabile. La rete ferroviaria si estese velocemente portando vantaggi sia alle città costiere che quelle provinciali, un tempo troppo distanti ed isolate.
Furono migliorate anche le strade e vennero eretti ponti in ferro in zone dove con le precedenti tecnologie il passaggio risultava difficile.
La navigazione attraverso fiumi e canali aumentò il raggio della distribuzione di materie prime, bestiame e beni di consumo a beneficio della popolazione e delle industrie. Vennero scavati dei canali per connettere i porti ai centri industriali come ad esempio Liverpool e Manchester.
Anche l’architettura urbana giovò di questi miglioramenti vantando la costruzione di nuove abitazioni ed edifici pubblici come municipi, librerie, giardini botanici e teatri. Il revival degli stili neo-classici e gotici generarono un ritorno alle glorie del passato, a testamento della grandezza e della prosperità delle città, instillando l’orgoglio nella popolazione.
Condizione sociale
Allo sviluppo industriale ed economico della rivoluzione industriale conseguirono dei significanti cambiamenti sociali. L’industrializzazione portò ad un aumento della popolazione ed al fenomeno dell’urbanizzazione, un numero crescente di persone si spostarono nei grandi centri urbani in cerca di occupazione. Molti inglesi divennero benestanti, ma altrettanti vissero in condizioni orribili. La classe dirigente composta da industriali, banchieri, proprietari di navi e mercanti dominò ed accumulò grandi ricchezze a discapito della classe operaia che era costretta a vivere in ambienti affollati con solo i comfort essenziali. I bambini venivano mandati a lavorare in fabbriche, lo stile di vita delle donne subì un sostanziale cambiamento lavorando come domestiche o nelle fabbriche tessili a discapito del tempo dedicato all’agricoltura e alla cura della casa. Al contempo ci fù la nascita del ceto medio che riuscì a beneficiare della nuova prosperità. La popolazione cominciò a sfruttare il proprio tempo libero frequentando teatri, strutture sportive e facendo passeggiate in campagna.
Questa situazione sociale, l’industrializzazione e l’urbanizzazione scatenarono una grande agitazione politica, portando alla necessità di un cambiamento. Fu all’inizio del diciannovesimo secolo che si cominciò a parlare di educazione, diritti dei lavoratori ed uguaglianza sociale.Nel periodo a partire dal 1807 fino alla “Great Reform Act” del 1832 venne abolito il commercio degli schiavi e città distinte dalla loro industria manufattiera come Birmingham e Manchester ebbero i loro rappresentanti in parlamento, cambiando sostanzialmente la politica della nazione.
Come abbiamo potuto vedere il progresso scatenato dalla rivoluzione industriale ha portato molteplici benefici all’uomo ma anche nuovi problemi e differenze sociali che sono poi sfociati in un vento di cambiamento politico.
E voi cosa ne pensate? Preferireste vivere prima dell’industrializzazione per godere maggiormente della natura e di uno stile di vita meno frenetico, o non sareste capaci di rinunciare alle comodità dei centri urbani moderni? Fatemi sapere una vostra risposta a questa mia domanda, ditemi se l’articolo è stato di vostro gradimento e, perchè no, suggeritemi qualche evento o dettaglio storico sul quale vi piacerebbe leggere un approfondimento!
Buona giornata
- Il Cavaliere Rampante
Interessante articolo.
Quando mia figlia frequentava le medie gli fu proposto un tema su cui doveva parlare del mondo attualecon riferimento al passato, lei ha agganciato il suo vivere alla Rivoluzione industriale. Un passaggio a mio avviso importantissimo della nostro vivere, che sicuramente ha portato tanto miglioramente ma ha anche distrutto molto, materialmente e nei valori. Ma questo è lo scotto che l’uomo vuole pagare per la sua anima avida.
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Buongiorno Fulvia,
Personalmente l’ho considerato un passaggio semi-obbligato per far capire quanto impegnativo potesse essere all’epoca recuperare alcuni beni comuni. Nel giro di 30-60 anni si è passati dalla produzione artigianale a quella di massa e ciò ha consentito a tutti (o quasi) l’accessibilità a certi prodotti. Di sicuro a caro prezzo dato che questa rivoluzione ha portato successivamente ad un’amplificazione delle differenze sociali delle quali tutt’ora molti ne pagano le conseguenze.
Un saluto!
– Federico
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È vero che purtroppo a volte ci comportiamo più come dei parassiti che come degli abitanti per il pianeta. Ci sono però tante cose di cui non potremmo più fare a meno.
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Caro Federico alias Cavaliere Rampante innanzi tutto complimenti per la generosità dell’articolo che trovo molto interessante, dettagliato, esaustivo e di scorrevole lettura.
Per rispondere alla tua domanda: mi piace vivere nel periodo in cui vivo anche se non nego trascorrerei qualche breve periodo prima dell’industrializzazione proprio per riscoprire quel contatto con la natura che spesso viene meno, quei ritmi lenti che fanno apprezzare maggiormente la qualità della vita diventata troppo frenetica.
Un caro saluto da Affy
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Buongiorno Affy e grazie per i complimenti, in tutta franchezza temevo di risultare noioso ai lettori del blog in quanto, logicamente, non ho le abilità di scrittura di Laura. Anche io probabilmente farei fatica a rinunciare alle comodità di un mondo industrializzato ed urbanizzato perchè logicamente come tutti noi ci sono nato, ma credo che un salto indietro ci aiuterebbe ad apprezzare di più le piccole cose che ora diamo per scontate.
Un abbraccio.
– Federico
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Laura è sicuramente un talento nella scrittura, bisogna riconoscerlo ed io l’adoro, ma ti assicuro che te la cavi egregiamente! Sarà un piacere seguirti! 🙂
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Ciao cara! Grazie per aver letto e apprezzato! Come ben sai non mi spiacerebbe esplorare le epoche passate, ma quando penso ai post sull’igiene vittoriana desisto. Magari fare un salto nel passato di un giorno 😀 Almeno la doccia la posso poi fare a casa!
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a quei tempi era un passo in avanti… oggi sarebbe meglio fare 4 passi indietro… Bussi cara Laura
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Probabilmente sì! Purtroppo però, a quanto pare, risulta difficile per l’uomo mantenere una società sostenibile e sana.
Ciao!
– Federico
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Ciao Federico, la nostra società ha fallito purtroppo… piacere Rebecca
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Ciao Rebecca, hai proprio ragione! Felice pomeriggio!
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oggi era con un gruppo di donne a discutere sul fatto se andiamo a votare contro le trivellazioni qui in Italia e abbiamo deciso di non andare votare per varie motivi.. non possiamo dire no alla trivellazione se non diamo anche un no alla produzione di oggetti in plastica… ecco l’industria nel 2016 non ci da alternativi alla plastica…
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Mi congratulo con il tuo modo di pensare, sei coerente, al giorno d’oggi lo sono in pochi
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ma siamo già andati oltre secondo me e impossibile vivere senza e prodotti che derivano dal petrolio… ci butterebbe almeno 100 anni indietro …
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Purtroppo è così Rebecca, molte persone invece non sono coerenti e fanno le cose per dare aria alla bocca. Come quelli che si dichiarano vengani perché va di moda e poi d’inverno hanno la pelliccia.
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… brava… non solo la pelliccia scarpe di pelle di coccodrillo e di serpenti.. mi fanno schifo… io non ho nessun tipo di scarpa in pelle … e pian piano voglio anche liberarmi di quelli a base di petrolio… 😉
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Che orrore quelle cose. Oltretutto fanno anche una strana puzza . Bleah
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.. per me ultimamente tutto diventa sempre più complicato … a trovare scarpe 100 bio .. animal free e plastic free…
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È arduo
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quello poi dire forte…
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Bellissimo articolo 🙂 anche a me piace moltissimo la storia, quindi l’ho letto molto volentieri!
Io sono per il periodo pre industriale… Quanto? Basti pensare che il mio sogno sarebbe stato vivere durante il periodo dell’ellenismo o comunque nell’Atene democratica di Pericle!
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Ciao! Io la penso praticamente come te. Anche io senza battere ciglio farei “ciao ciao” con la manina a tutte le comodità di un mondo industrializzato per tornare al passato! 🙂 Per quanto riguarda l’epoca ce ne sarebbero tante, sicuramente la Grecia del V secolo sarebbe da considerare!
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Anche il rinascimento, con tutte quelle scoperte meravigliose! Anche se da piccola preferivo moltissimo poter rivivere in prima persona la rivoluzione francese dalla parte del popolo ahahahah e casomai anche l’epoca napoleonica *-*
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Che bella sorpresa vedere un nuovo autore qui sul blog 😉 Intanto complimenti per come hai trattato questo tema, non facile. Sarò una mosca bianca ma io sono innamorata della rivoluzione industriale: credo che sia un passo nella storia dell’umanità tanto rilevante quanto l’utilizzo della scrittura. Ai giorni nostri sarebbe auspicabile una rivoluzione di questa caratura e sarebbe forse l’unico modo per risollevare le sorti della società attuale.
Sarei un’ipocrita a parlare di benessere inteso come ritorno alle origini, si chiama evoluzione, e tornare indietro non è per nulla facile, né sarebbe la soluzione di tutti i mali.
Alla prossima!
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Buongiorno!
Ti ringrazio tantissimo per i complimenti, mi fa davvero piacere che il testo sia stato apprezzato. Io penso che oggi siamo diventati dipendenti da ciò che abbiamo creato (il lavoro, i mezzi di comunicazione, certe abitudini). C’è una citazione di un libro/film che personalmente adoro, Fight Club: Le cose che possiedi alla fine ti possiedono. Io penso che superato il trauma dell’abbandono di molte abitudini e lussi dell’era moderna saremmo in grado magari di ricominciare e sfruttare una seconda possibilità. Poi certo, esiste anche un lato un pochettino più cinico e realista: all’epoca i problemi di salute che ora sono di poco conto portavano alla morte, tant’è che i cimiteri erano stracolmi in proporzione alla popolazione. Quindi che dire… Sarebbe bello poter tornare indietro, a patto di non prendersi mai un raffreddore!!! 🙂
Un abbraccio.
– Federico
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Il progresso, la tecnologia ed il benessere non sono un fattore negativo, il punto è come vengono rappresentati. Il potere come strumento è un conto, il potere come fine crea casini e stop (come oggi che tutto o quasi è un fine). Il capitalismo incarna le contraddizioni più alte dell’uomo, benché abbia dei pro come sistema. Secondo me, possiamo portare benessere e progresso, sotto altri sistemi.
Il post lo trovo di mio gradimento.
Un saluto!
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