L’apatia delle marionette.

anellofuoco

Ho tanti colleghi, tra le 150 e le 200 persone a seconda della giornata, e di quanti siano in sede o in trasferta.

Sono un grosso campione di persone e quindi di solito li uso anche un po’ come metro di giudizio nei confronti della società, se non altro la mia, quella che mi circonda.

Oggi ad esempio c’è l’eclissi solare, un fenomeno particolare, certo non una cosa che accade tutti i giorni, è vero qui non sarà totale, se ho capito bene dalla mia città potremo osservare intorno al 60%/70%, ma resta sempre una cosa che accade ogni mai, un fenomeno particolare da osservare, con le giuste protezioni.

 Invece parli con queste persone….

-Oggi c’è l’eclissi solare!-

Sguardo vacuo, espressione vuota della serie “che mi frega”,

risposte deficienti: “Eh, ma io devo lavorare”. Detto con espressione compita…

Certo perché, se alzi un secondo la testa e guardi dalla finestra dietro le tue spalle, la crocetta su “dare e avere” che metti un secondo dopo potrebbe causare la morte di un miliardo di persone?

Ma cosa stai facendo? Un intervento a cuore aperto?

A me ormai le persone sembrano tante macchinette che conducono vite inutili fatte di gesti ripetuti senza alcun valore, si alzano, lavorano, mangiano, lavorano, tornano a casa, mangiano, dormono. Fine…

Che tristezza.

Poi hanno anche il coraggio di dirmi: “Eh ma tu sembri sempre una ragazzina perché ti vesti da ragazzina”

Innanzitutto il mio è uno stato mentale, non un modo di vestirmi, pettinarmi o truccarmi e poi io sono viva, non sono un morto che cammina.

Non uso gli occhi per vedere, ma per guardare.

Mi interessa fotografare un tramonto, anche se è tutti i giorni uguale, perché non sarà mai davvero uguale, è un miracolo che avviene tutti i giorni.

Mi interessa l’eclissi di sole, mi interessa la gatta che sta partorendo, mi interessa fotografare la margherita che fiorisce in mezzo all’asflato che c’è qui sotto, non ci cammino sopra senza nemmeno vederla.

A volte mi fa davvero paura ciò in cui si sta trasformando l’umanità, una sorta di macchinette programmate per condurre esistenze vuote e stupide, tutte uguali, fatte di eventi programmati e di cose da fare.

Hai quasi 35anni, quando ti sposi?

Quando fai un figlio?

Quando compri la casa?

Quanto ti fai i cazzi tuoi? (Mi chiedo io).

Questi traguardi esistenziali che tutti dobbiamo avere per forza…

Ma perché?

Perché non limitarsi a viverla la vita anziché fissarsi su obiettivi imposti dalla società, non dobbiamo avere l’uno l’esistenza che sia la copia degli altri.

Svegliatevi, siete esseri umani, non i robot di Asimov, tra un po’ avevano più sentimenti e vitalità loro di voi.

Mi fa davvero paura ciò che stiamo diventando. Forse è per quello che mi piace così tanto l’idea di vivere in un tempo dove c’era ancora lo spazio per fermarsi a guardare un fiore.

 

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17 thoughts on “L’apatia delle marionette.

  1. Cara, condivido le tue parole. Un sempre maggior numero di persone si avvicina alla cultura e alla conoscenza, trovandosi però impreparato, per mancanza di basi, a sviluppare quella curiosità e quel desiderio di sapere che dovrebbe essere un retaggio di tutti gli uomini. Un caro saluto

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  2. Sei troppo forte! I cavoli loro non se li faranno mai perchè il loro unico divertimento è farsi gli affari degli altri e spettegolare.
    Oppure fare a gara a chi è più bravo, a chi arriva prima… per fare che, se non hai tempo nemmeno per guardare l’ecclissi o come dici tu un fiore o peggio ancora i tuoi figli.
    L’importante per loro è non essere considerati diversi dallo standard che la società ci impone.
    Scusa per lo sfogo. Buona serata. Annalisa 🙂

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  3. L’imbarbarimento è oramai un fatto. Complici riforme dannosissime, mi riferisco a scuola e università, contribuiscono a sfornare persone che hanno un titolo ma non un metodo, che hanno conoscenze superficiali e appiccicaticce, che non hanno idea di come si affronti un problema in modo strutturato. E soprattutto sembrano privi di qualunque interesse che non sia vestito di pura materialità. L’auto, il cibo, la vacanza. Io li chiamo (perdona il francese) “i caccapiscia”. Nel senso che una volta che hanno soddisfatto i bisogni di base sono contenti. E sul farsi i cazzi propri, ti riporto una massima scritta dal Triste Mietitore.
    Ora vi do una ricetta che farà la vostra felicità.
    1. Prendete un pentolino
    2. Riempitelo di cazzi vostri.
    3. Fine

    🙂

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  4. Capisco benissimo il tuo modo di vedere il tutto! Anche molti amici che frequento la pensano come i tuoi colleghi.. ma ce ne sono per fortuna altrettanti che sono più sensibili alla natura e in generale a ciò che ci circonda! E l’Eclissi.. beh a me vederla da sempre emozione forti.. così come mi incanto nell’ammirare i tramonti che riesco a vedere da casa dei miei genitori in Puglia piuttosto che quando mi capita di vedere il sole che sorge!
    Ma non tutti abbiamo la stessa sensibilità.

    Per quanto riguarda gli obiettivi della vita.. siamo sulla stessa barca.. single a 35 anni… ma questo è un discorso lungo e complicato!

    Un abbraccio

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